Visitare la valle di Angkor Wat Cambogia
"La Angkor Temple Valley racchiude il sito archeologico più importante del Sud Est Asia".
Qui visse e prosperò il grande Impero Khmer tra il IX e il XV secolo d.C.
"La maggior parte dei templi che visiterete sono concentrati in pochi km quadrati ma Angkor per definizione si estende su circa 400 km² strappati alla giungla tropicale, dichiarati Partrimonio dell’Umanità". Molto ancora è sconosciuto, recenti studi fanno pensare che l’intera area si estendesse per più di 1000 km².
Il Tempio di Angkor Wat
La cittadina di Siem Reap, dotata di vasta e diversificata rete di ricezione alberghiera, è la porta di accesso all'immenso “sito archeologico di Angkor. Questo complesso di quasi un centinaio di templi si trova a pochi chilometri dal lago Tonle Sap", nell'interno, ma non è lambito dall'imponente innalzamento delle acque durante la stagione delle piogge, da Giugno a Ottobre. "Il periodo migliore per visitare Angkor Wat va da Novembre a Marzo". In Aprile e Maggio il caldo diventa particolarmente opprimente ma ci si può dotare di ampi cappelli e creme solari, evitando così l'affollamento dell’alta stagione.
È importante la scelta di un hotel appropriato a Siem Reap ove pernottare. Camminare di giorno tra i templi è certamente esaltante ma pur sempre faticoso. L'ideale è ricrearsi la sera in un luogo ove si possa disporre di un'invitante piscina e di una SPA che unisca ai massaggi rigeneranti la ricerca della bellezza e la cura del corpo.
La “visita al tempio di Angkor Wat”, che da il nome a tutta l'area ed è il più grande e meglio conservato tra tutti i templi presenti, è di grande impatto emotivo. Va detto che in origine, circa ottocento anni fa, era luogo di culto della religione indu, poi in seguito fu convertito al buddhismo.
“Il tempio di Angkor Wat rappresentava simbolicamente il paradiso in terra, richiamando nella sua struttura svettante il monte Meru, dimora di antiche divinità. La sua imponenza ed il suo fascino hanno indotto la cultura khmer a farne il simbolo della propria creatività e capacità realizzativa”.
La sua rappresentazione campeggia sulla bandiera nazionale.
Il tempio è orientato verso ovest che simbolicamente rappresenta la morte, al contrario dell'est ove sorge il sole che rappresenta la vita. Potrebbe quindi aver costituito nel contempo anche un mausoleo in onore del potente monarca Suryavarman II.
"Il simbolismo permea intimamente Angkor Wat nella sua complessa architettura. Le sue dimensioni sono proporzionali alle 4 ere dell'antica filosofia indu. Il viaggiatore che dall'esterno percorre ponti, camminatoie e chiostri sino a giungere alla torre centrale fa un ritorno metaforico alla genesi dell'Universo".
La particolare scultura a forma di goccia, dotata sotto il bordo superiore di sette teste, rappresenta il ponte-arcobaleno che conduce alla dimora degli Dei.
Squisito fascino esercita poi la lunga teoria, su tutte le pareti, di migliaia di bassorilievi delle Apsarars. Erano le danzatrici di corte riccamente agghindate la cui sensualità ancora emana e traspare dalla pietra dopo oltre sette secoli. Singolare la grande varietà di complessi copricapi che ornano la loro testa. Il seno è scoperto e le ampie sottane sono cariche di falde decorative. L'armonia dei loro gesti ancora riecheggia sulle pareti. "L'atmosfera magica e misteriosa del tempio poggia anche su molte singolarità architettoniche disseminate lungo il percorso".
Una statua di Vishnu alta più di 3 metri, presso la torre occidentale, ha 8 braccia e tra gli altri regge una lancia, una mazza e un disco. "Il viale che dall'ingresso conduce alla parte centrale di Angkor Wat è contornato da numerosi Naga (serpenti mitologici) che inducono un certo timore". Due ampie austere vasche, ora vuote, poggiano sul perimetro settentrionale. Nel quadrato centrale si accede alla guglia principale attraverso un complesso sistema di corridoi a labirinto.
“Molto ripida è la scalinata che conduce al piano finale, a simboleggiare la difficoltà nell'incontrare gli Dei”. Splendidi bassorilievi ora rappresentano fatti storici ed epici scontri in tono celebrativo. Nella rievocazione della battaglia di Kurukshetra campeggiano elefanti e schiere di soldati. La ricchezza nei particolari descrittivi è incredibile. C'è tra gli altri un ufficiale morto trafitto da decine di strali. Nel portico antistante sono rappresentati molti personaggi del Ramayana, il poema mitologico indu.
Su un'altra parete il potente sovrano Suryavarman II, brandendo un ascia, conduce un elefante con al seguito le numerose e bellicose truppe in assetto di guerra. "In alcuni punti i bassorilievi sono stati toccati così spesso, a scopo propiziatorio, dalle mani di generazioni di pallegrini, che hanno assunto l'aspetto traslucido del marmo nero". Nel complesso la ricchezza nei dettagli di tutte queste "citazioni" coinvolge il visitatore sino a riportarlo emotivamente agli eventi descritti. Un'altro ampio sublime bassorilievo rappresenta Yama, il giudice dei morti dalle 18 braccia, che manda i puri di spirito in un paradiso di delizie, un palazzo con servi e vivande. I dannati invece sono condotti dai demoni in un orrido e tetro luogo di torture e sofferenze. Incredibile è il bassorilievo dell'Oceano di Latte, di ispirazione mitologica. Li compaiono figure dall'elmo crestato che cercano di trarre dal ribollente oceano l'elisir dell'immortalità. Si oppone ad essi il terribile serpente Vasuki che tutto e tutti avvolge tra le sue spire. Gli Dei ed una schiera di Apsaras avranno però ragione di questa orrida creatura.
In altri bassorilievi si susseguono scene sempre ispirate dal Ramayana. Vishnu affronta con furia una schiera di demoni riuscendo alfine ad ucciderli tutti. Krishna, cavalcando una Garuda, sconfigge il re demone Bana. Epica la battaglia di Lauka ove Rama, alla testa di un esercito di scimmie, vuole liberare la bellissima moglie rapita dal perfido Ravana. Questo mostro, dotato di dieci teste e venti braccia, guida un esercito di giganti dal suo carro trainato da demoni. Intensa è l'emozione che questo susseguirsi di immagini e la complessità delle architetture e dei simbolismi inducono nel visitatore.
Angkor Thom e Bayon
Non lontano da Angkor Wat si trova il vasto complesso di “Angkor Thom”, racchiuso tra alte mura contornate da un ampio fossato. La principale porta di accesso è riccamente decorata con elementi architettonici e scultorei, anche questi ispirati al mito dell'Oceano di Latte. Vi compaiono 54 divinità che gareggiano nel tiro alla fune con 54 demoni. Le porte, nella loro monumentalità, incutevano timore e rispetto nel visitatore di allora e testimoniavano della potenza del sovrano che aveva edificato il "tempio di Angkor Thom". Questo parte del sito, che in origine aveva anche uno scopo abitativo per una vasta popolazione, racchiude tutt’ora alcuni templi di raro fascino e bellezza. Il più famoso è il “Bayon” che costituisce la rappresentazione architettonica dell'egocentrismo del re Jayavarman VII. Corridoi, camminatoie e scalinate si snodano tra più di cinquanta guglie ognuna delle quali è decorata con 4 enormi volti, tutti uguali tra loro e ritraenti il monarca. Sono caratterizzati da un sorriso enigmatico che pare accompagnarsi ad uno sguardo irriverente, quasi di commiserazione, rivolto ai visitatori e all'umanità in genere. È la celebrazione simbolica del potere assoluto e della centralità di un uomo che però pare anche indulgere in una certa benevolenza, quasi a bilanciare il primo impatto di timore. In ogni punto del Bayon qualche decina di volti scruta il visitatore, fatalmente indotto in uno stato di riverente ammirazione. Ai tre livelli di questo tempio sono pure numerosi ed affascinanti bassorilievi ed altorilievi. Vi sono rappresentate più di un migliaio di figure che, sempre in un contesto ricco di simbolismi, descrivono scene di vita quotidiana o rievocano scontri e battaglie. La guerra contro i Cham, provenienti dal nord, ebbe esiti alterni ma in queste sublimi raffigurazioni i Khmer descrivono anche le proprie sconfitte e le conseguenti umiliazioni patite. Visioni si susseguono serrate quasi a disorientare il visitatore. Il sovrano guida l'esercito contro i Cham avendo al suo seguito le numerose concubine. In una battaglia navale, riportata nei dettagli, i Cham sono riconoscibili grazie al copricapo molto particolare. Ai margini dello scontro, sulle rive, incredibili scene di vita quotidiana. Persone che si spulciano tra loro, bambini che giocano, una donna che partorisce. In una parata vittoriosa si vede il monarca a cavallo che brandisce un arco, mentre in una scena circense un gigante regge tre nani. I Cham prevalgono e saccheggiano Angkor. Un generale khmer, trafitto da lance, viene calato agonizzante dall'elefante sul quale era assiso. Infine, dopo alterne vicende i Cham sono ricacciati.
A poche centinaia di metri si trova il “Baphuon” il cui restauro, già iniziato, richiederà anni. L'alto edificio è sorretto da centinaia di pilastri e contiene al suo interno il Buddha reclinato. Purtroppo questa enorme scultura, lunga 50 metri, manca di qualche elemento come un anca ed i piedi. Basteranno però la fantasia e l'immaginazione del visitatore a ricostruirla nella sua interezza.
Tra i numerosi altri resti monumentali va citata la “Terrazza degli Elefanti”. È una vasta piattaforma, ricca di elementi decorativi, che accoglieva gli spettatori durante le cerimonie pubbliche, come parate o processioni.
Enigmatica infine la “Terrazza del Re Lebbroso”. In essa compare un'alta statua asessuata. Si ritiene raffigurasse un re malato.
Ta Prohm Temple
Poco distante da Angkor Thom, andando verso est, troviamo il “Ta Phrom”. Originariamente chiamato Rajavihara fu ordinato dal re Jayavarman VII. "Indubbiamente il tempio più suggestivo e uno dei più visitati dell’intera area archeologica della Valle di Angkor".
Il suo fascino risiede nella forte presenza della natura, le mura e le torri del tempio sono circuite ed attraversate dalle radici di alberi imponenti, il sole filtrando crea strani giochi tra luci ed ombre.
Molti lo ricorderanno come il luogo dove furono girate diverse scene del film americano Tomb Rider con protagonista femminile Angelina Jolie.
Quando il visitatore lascia la valle di Angkor lo fa con rammarico. Patisce il distacco da quella realtà vecchia di secoli ma nella quale è stato coinvolto emotivamente. Il susseguirsi di tante raffinate visioni ha quasi indotto in lui un senso di appartenenza a quella remota realtà fatta di scontri epici, di interventi di divinità e di delizie terrene. È chiaro che questa sensazione fatalmente si affievolirà nel tempo, ma non scomparirà mai del tutto.
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